Non vengo
via con te! Nuovo paladino degli anti-berlusconIANI (e non –isti!), Roberto
Saviano, che ha
trasformato la fondamentale lotta alle mafie in un “mestiere con cui campare,
non sapendo nulla di mafie” (tanto per citare Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto
della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria), meriterebbe di essere
valutato con completezza, prendendo in considerazione tutte le vicende di cui
si è reso protagonista. De-strutturiamo momentaneamente quella concezione di
“eroe” che aleggia nelle menti di chi si ferma ad un’analisi superficiale dello
scrittore/giornalista napoletano, al fine di favorire una conoscenza ed una
valutazione critiche a riguardo.
Ad esempio, io non ho nulla da condividere con
chi si difende dalla "macchina del fango", salvo poi riciclare
l’ammasso di terra ed acqua per riversarlo addosso a soggetti terzi. A cosa mi
riferisco? Alle infamanti illazioni che Saviano Roberto da Napoli ha deciso di
rivolgere nei confronti di ETA (Euskadi Ta Askatasuna), organizzazione di
stampo marxista-leninista che, tramite lotta armata e lotta politica, da
decenni rivendica l’indipendenza dalla Spagna per il popolo basco. In
quell’occasione, il giornalista 31enne, fantasticò su di un ridicolo traffico
internazionale a tre attori secondo il quale ETA, in combutta con le FARC
(Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane), fornirebbe cocaina alla Camorra in
cambio di armamenti con cui intraprendere azioni violente in territorio
iberico. Nulla di più falso. Lo stesso Alfredo Rubacalba, ministro degli
Interni spagnolo, da sempre acerrimo nemico di ETA, ha smentito pubblicamente
le infondate accuse savianesche. Ci sarebbe da chiedersi, quindi, quale sia il
criterio per cui sia Roberto Saviano a doversi difendersi dalla macchina del
fango; e soprattutto quale sia il criterio per cui lo scrittore non ne faccia
invece parte.
Limitarsi a questa critica nei confronti di Saviano sarebbe
comunque riduttivo. Celebri sono i suoi interventi in difesa dello Stato
d’Israele, anche laddove questo si sia reso responsabile di stragi perpetrate
ai danni dei dirimpettai palestinesi. Passi la frase pronunciata da Shimon
Peres (“Anche noi abbiamo la nostra camorra, caro Saviano. Si chiama Hamas…”) e
riportata come verità assoluta sul blog di www.robertosaviano.it, nonostante non abbia alcun fondamento
sociologico; quello che però spaventa maggiormente è il suo intervento alla
manifestazione “Per la verità, per Israele”, durante la quale un gruppo di
fanatici ha inneggiato ai massacri di cui si è reso responsabile lo Stato
sionista, alla distruzione di Gaza, all’utilizzo del fosforo bianco, alla
pulizia etnica nei confronti degli arabi autoctoni e ad altre iniziative
disumane. Il popolo della rete fortunatamente è abbastanza indipendente per
poter accedere a testimonianze come quella di Vittorio Arrigoni, attivista per
i diritti umani, a cui si può arrivare anche tramite il prezioso aiuto del blog
curato da Daniele Luttazzi; ecco il link per ascoltare Arrigoni: www.youtube.com/watch?v=NBgI_QWgXaI. La vicenda non può lasciare indifferente chiunque
abbia a cuore la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo.
Non è tutto. Come
saprete, la legge 20 giugno 1952, n.645, art.4 prevede che l’apologia di
fascismo sia considerata reato. Avrete inoltre ascoltato le parole che Roberto
Saviano ha speso in difesa della Costituzione, durante la trasmissione
televisiva “Vieni via con me”. Fino a qui, tutto bene. Come commentare però la
partecipazione dell’autore di Gomorra alle iniziative organizzate da CasaPound,
centro sociale di estrema destra, in cui militano diversi esponenti
neo-fascisti?! Mi è capitato, dopo queste mie riflessioni, di imbattermi in
qualche indispettito commento di chi vuole negare ogni possibile compromissione
di Roberto Saviano. “Casualmente” tutte le persone che hanno reagito in questo
modo, appartengono ad una stessa area politica (diciamolo: il
centro-sinistra!).
La spiegazione che mi sono dato è la seguente: Saviano,
purtroppo, è attualmente uno dei pochissimi individui dotati del carisma
necessario per poter teoricamente creare qualche problemino allo psico-nano che
ci governa, e conseguentemente una critica nei suoi confronti è vista come un
attacco mirato alla speranza di poter sconfiggere, un giorno o l’altro, mister
Silvio Berlusconi. Ma la politica è fatta di contenuti ed ideologie, di
progetti e di partecipazione, di proposte e di programmi. Non riduciamola a tifo
da stadio.
(scritto nel marzo 2011)